Danneggiato da una serie di forti terremoti, conserva tuttavia una bella struttura caratterizzata dall’imponente torrione cilindrico
Nel 1454 Montefino, che allora era conosciuto ancora con l’antica denominazione di Mons Siccus, divenne un feudo dei duchi Acquaviva di Atri, che fecero restaurare le fortificazioni murarie e l’antico castello. Di questo oggi resta un’unica traccia, rappresentata dal torrione a pianta quadrata con spesse mura che svetta sulla sommità del paese. Ed è proprio al di sotto di questa fortezza che, su terrazze, si sviluppa il centro abitato, di cui fanno parte anche la Chiesa di S. Giacomo e un secondo castello, più recente, che, edificato dagli stessi duchi feudatari sul finire del XV secolo, prende il nome appunto da quella nobile famiglia, essendo noto proprio come Castello degli Acquaviva. Discretamente conservato, si estende attualmente sul versante est della odierna Montefino, sopra uno sperone di tufo, in una posizione decisamente panoramica, e può vantare ancora oggi una bella e consistente struttura, in gran parte corrispondente all’impianto originario. L’elemento più caratteristico è senza dubbio il torrione angolare cilindrico molto simile a quello del Castello di Cellino Attanasio, dotato di apparato a sporgere che rende la struttura, già di per sé imponente, visibile sin da lontano per chi, dalla valle, si approssima al colle che ospita l’antico borgo. Il loggiato superiore è stato trasformato in terrazza negli anni ‘50, e oggi è possibile notare due muri di rinforzo, i cosiddetti scarponi, che fu necessario costruire nel 1734 per riparare ai danni arrecati da un forte terremoto che scosse la zona nel 1707. Originariamente nel Castello era presente anche una seconda torre centrale cilindrica, il dongione, di cui gli amministratori locali si videro costretti a predisporre e attuare la demolizione nel 1933, a causa dei danneggiamenti riportati dalla struttura in seguito a un nuovo, fortissimo sisma, che ancora una volta devastò l’intera regione all’inizio degli anni trenta.