Di origini medievali, ma con lontane radici nel periodo neolitico e in quello romano, Colonnella (Te) guarda languidamente verso il mare abbracciando le dolci colline che le fanno corona, depositarie di un ricco giacimento eno-gastronomico. Qui, dove storia, sapori, monumenti e tradizioni si amalgamano armoniosamente, l’arte ha trovato gli spazi per la sua libertà espressiva ed interpretativa
testo di Laura Ripani
La vedi ed è subito amore. Colonnella, disposta su un panoramicissimo cocuzzolo, vanta un attraente paesaggio collinare sul quale alita il vento del vicino mare e quello dei più lontani monti. E all’imbrunire, quando gli ultimi raggi regalano una particolare e calda atmosfera, passeggiando tra le strette vie e le molte piazzette si sente scorrere il brivido emozionante della sua lunga storia e di un passato importante.
Le sue origine risalgono probabilmente al periodo neolitico, come confermano i numerosi oggetti litici e fittili rinvenuti nel territorio circostante. Ma, si sostiene, fu con l’abbandono di Truentum, fondato dai Liburni e divenuto con la dominazione romana importante emporio collocato a ridosso della costa, che si ebbe la nascita di un vero nucleo abitato. La cui prima menzione certa risale, come Columnelle, al periodo compreso tra il 789 e l’822, quando viene annoverata tra i beni del monastero benedettino di S. Maria in Farfa. E sempre con questo nome, che deriva dal latino columella (piccola colonna) e non dal feudatario Guglielmo Colonnello citato nel Catalogus Baronum, compare anche nel 1047, quando Attone trasferisce alla chiesa vescovile fermana di S. Maria ben 400 moggi di terreno appartenenti alla corte di S. Salvatore in Colonnella.
Centro del sistema di difesa del Reame di Napoli e designata nel 1282 posto fisso di dogana, Colonnella – spesso chiamata Castrum Colonnellae o Civitas Tomacchiara – fu ceduta nel 1385 ai Vescovi-Conti di Ascoli Piceno. La condizione di luogo confinario, sballottato tra ascolani e “regnicoli”, costò al paese, nel corso dei secoli, saccheggi ed assedi. Così nel 1796, con i francesi giacobini, e quindi nel 1809, con l’insurrezione antifrancese capeggiata da gruppi di rivoltosi. Bande temibili e spesso militarmente organizzate, capeggiate da capi astuti e sanguinari come i fratelli Ciammarichella o Nicomi, divenute leggendarie al pari di quelle che nel ‘600, agli ordini del colonnellese Giulio Cesare Rosales, terrorizzavano il Teramano.
Con il ritorno dei Borboni Colonnella ebbe anche una delle più belle figure risorgimentali, il patriota Giuseppe Montori (1819-1899), costretto alla latitanza per le sue idee liberali. Poi, all’indomani dell’Unità d’Italia anche qui, come altrove, gli amministratori locali si impegnarono in un vasto programma di lavori pubblici destinati a mutare il volto di Colonnella.
Ed anche durante il Ventennio fascista si registrò impegno ed operosità. Si deve infatti al podestà Francesco Franchi il monumento ai caduti in Piazza Garibaldi, inaugurato da Badoglio nel 1936, e la scuola Elementare, così come risale a quel periodo la caratteristica Scalinata che immette nel centro storico, simbolo stesso della cittadina, realizzata nel 1923 e ridefinita e completata nel 1932.
Proprio nel centro storico, su piazza del Popolo, insiste una delle emergenze più significative. È la parrocchiale intitolata ai Santi Cipriano e Giustina, però chiamata dai colonnellesi “chiesa maggiore”, costruita tra il 1795 e il 1817 circa dall’architetto Pietro Maggi e dal figlio Giacinto sul sito di una precedente chiesa cinquecentesca.
Il maestoso edificio in laterizio, cui si affianca sul retro un ardito campanile con piccola cupola, presenta un tetto a capanna e una facciata su cui si scorgono alcune epigrafi risalenti ai tempi della costruzione. Aristocratici i suoi interni, a navata unica, nei quali di notevole valore artistico è l’antico coro ligneo. Preziosi, poi, sono l’organo a 27 canne realizzato nel 1833 dai lancianesi Quirico e Giacinto Gennari, ancora oggi notevole per qualità di registro, e, in una nicchia, una settecentesca scultura lignea dorata raffigurante la Madonna del Suffragio con il Bambino, resa singolare dalle ricche vesti ricamate che l’adornano. Firmata dal pittore ortonese Tommaso Alessandrino, e datata 1627, è una bella tela con l’Adorazione del Ss. Sacramento, mentre di più modesta fattura è l’altra, posta dietro l’altare maggiore, raffigurante i santi cui la chiesa è intitolata.
Da segnalare anche le statue di San Biagio, San Antonio, San Vincenzo Ferreri, San Giuseppe e San Michele Arcangelo.
Su un’altra piazza, quella intitolata a Giuseppe Mazzini, la Torre dell’Orologio o Torrione costituisce una delle tante piacevoli sorprese che Colonnella riserva a chi percorre il reticolo delle sue vie. Risalente al XVI secolo, e parte integrante della scomparsa chiesa di S. Leopoldo, la torre conserva al suo interno un vero gioiello di precisione: si tratta del vecchio e pregevole meccanismo a pendolo, sostituito dall’orologio attuale. Più sopra, a dominare l’abitato dalla vetta dell’altura, è il settecentesco Palazzo Marzii, uno dei tanti edifici signorili che caratterizzano la parte antica della cittadina, spesso ristrutturazioni di costruzioni più antiche delle quali si ravvisano le murature al livello degli scantinati. È il caso dei palazzi Crescenzi, Catenacci, Volpi e soprattutto Pardi, quest’ultimo con bugnatura in mattoni e di recente restaurato.
A completare il ricco patrimonio architettonico colonnellese sono anche la Fonte Vecchia, in contrada Giardino, e la Fonte di Ottone in contrada San Martino, entrambe antichissime e di origine romana. La prima è dotata di un lungo cunicolo che si estende per venti metri all’interno della collina. La seconda ricorda nel nome quell’Ottone che fu imperatore romano d’Oriente del periodo bizantino. Infine, le Cisterne Cincolà e Ricci, rispettivamente situate in contrada San Martino e Vibrata, in ottimo stato di conservazione ed ancora in grado di assolvere alle loro originarie funzioni.
Collegate alla tradizione contadina, e vero patrimonio di interesse demo-etno-antropologico, sono poi le pinciare, cioè le case di terra, circa una ventina presenti nel territorio comunale. Si tratta di manufatti molto semplici, solitamente ad un piano, costruiti utilizzando un impasto di argilla, paglia e sassolini.
Storia, monumenti, ricchi corredi e architetture signorili o rurali sono molto ma non tutto. Colonnella infatti ha saputo investire sull’arte e sulla cultura, mostrando una straordinaria sensibilità. Qui hanno esposto nomi importanti, come Afro Basaldella nel 1997, Giorgio De Chirico nel 1998 e Alberto Burri nel 1999. Si comprende allora come Colonnella possa venire considerata uno dei luoghi privilegiati dell’espressione artistica e del linguaggio contemporaneo. Ed è ricollegabile ad un diffuso interesse per la cultura, fertilizzato dalle vivaci iniziative di primo Novecento, anche l’associazione “Giulio Cesare Rosales” che dal 1994 opera nelle attività culturali ed editoriali, disponendo peraltro di un interessante trimestrale, “Colonnella Frammenti”, in qualche modo erede della gloriosa “Rivista Adriatica” fondata nel lontano 1911 da uno dei figli più illustri di questo attivo centro vibratiano, l’eclettico ed eccentrico Primo Bruno Volpi (1871-1957).
Da inserire nell’alveo di questa bella atmosfera è “La fabbrica delle nuvole”, un concorso nazionale per favole inedite al quale si sono poi aggiunte le sezioni fotografia e internet. Ma tante altre sono le iniziative che hanno contribuito a creare interesse e apprezzamento: alcune – come “Samarcanda” e “Arti e Mestieri” del ‘95 – votate all’antiquariato, al collezionismo e all’artigianato. Altre dedicate alle tradizioni abruzzesi, oppure al cinema d’autore, al teatro e anche alla musica.
E poi avvincenti rievocazioni storiche, come il Palio delle Contrade, svoltosi dal 1981 al 1997, che narravano la presa di possesso del feudo di Colonnella da parte del barone Benedetto Rosales, il tutto contornato da ricchi costumi, suoni antichi e un grande clima di festa.
Una collocazione particolare meritano poi le sfilate di moda di “Colonnella sotto le stelle”, manifestazione che coglie la lucentezza dei capi prodotti dalle principali aziende della Val Vibrata.
Non possono ovviamente mancare, in questo territorio ricco di giacimenti eno-gastronomici, i canonici momenti dedicati ai sapori. In estate la Sagra ospitata in piazza del Popolo propone le deliziose prelibatezze locali, gustosi salumi e stuzzicanti formaggi, non dimenticando gli ottimi vini di questa terra generosa.
Ecco, Colonnella è tutto ciò: un armonico incontro tra le pagine della memoria, i colori del folclore, le rivelazioni dell’arte e la calda accoglienza della sua gente. Tanti aspetti che, sposandosi, danno vita ad perfetto incastro, a speciali convivenze. E allora: come non innamorarsi di Colonnella?