A cura di Maria Orlandi, Foto di Giancarlo Malandra
Il Santuario di Santa Maria dei Miracoli a Casalbordino racchiude la storia di un luogo nel quale Fede e Conoscenza hanno custodito nei secoli tesori di inestimabile valore
La Madonna dei Miracoli
La strada sale lentamente, costeggiata da una folta vegetazione, e raggiunge infine il Santuario di Santa Maria dei Miracoli, luogo di pellegrinaggio che ispirò le opere di Gabriele d’Annunzio e Francesco Paolo Michetti. Il primo, stupito dalla fervente devozione dei pellegrini, ne descrisse l’enfasi nelle pagine immortali del suo romanzo Il Trionfo della morte; il secondo immortalò il ricordo di quella visione nella enorme tela, conservata presso il Museo Michetti di Francavilla al Mare, dal titolo Gli storpi e che prende il suo nome dalla via che i pellegrini percorrevano per chiedere la grazia alla Madonna dei Miracoli. Una devozione che risale ad un’epoca ben più antica di quella in cui vissero i due artisti e che ha origine da un’apparizione della Vergine avvenuta l’11 giugno 1576 ad un anziano di Pollutri, Alessandro Muzio. La storia racconta che il 10 giugno 1576, festa di Pentecoste, una violenta grandinata si riversò su Casalbordino, distruggendo i raccolti nei campi. Il giorno seguente il vecchio Muzio si recò in località Pian del Lago, per verificare i danni arrecati dal temporale al suo campo di grano; giunto sul luogo, sentì suonare la campana della messa e si inginocchiò a pregare. All’improvviso, avvolta da una luce intensa, apparve la Madonna che lo ammonì dicendo che la grandinata era stata causata dal peccato degli uomini, ma che il suo campo era stato risparmiato.
Poi aggiunse un messaggio per il parroco di Pollutri affinché predicasse il rispetto del terzo Comandamento: ricordati di santificare la festa. L’apparizione venne riconosciuta come autentica e sul posto fu presto costruita una cappella che divenne luogo di pellegrinaggi. Nel 1614 la cappella fu ampliata, conservando l’altare e il muro sul quale era stata affrescata l’immagine della Madonna e, in seguito ad eventi miracolosi, la Madonna di Casalbordino cominciò ad essere invocata come “Madonna dei Miracoli”. Nel 1824 fu progettato un tempio più grande con pianta a croce greca, all’interno del quale venne conservato l’altare del 1576 con l’affresco che, con decreto del Capitolo Vaticano, fu ufficialmente incoronato l’11 giugno del 1899. Ogni anno, l’11 di giugno si rinnova il ricordo dell’apparizione con una grande festa che richiama pellegrini da ogni parte d’Abruzzo e non solo. Il momento più suggestivo della celebrazione è rappresentato dalla commovente processione che accompagna la statua della Madonna dei Miracoli fino al tempio a lei dedicato, in un tripudio di luci colorate, applausi e fuochi d’artificio.
I Tesori del Santuario
Alla fine del primo conflitto mondiale, il Santuario di Casalbordino versava in uno stato di completo abbandono e, per salvarlo, fu deciso di affidarne la cura ad un ordine religioso. I benedettini presero dunque dimora nel luogo santo e fecero costruire un monastero destinato ad ospitare la loro comunità e il crescente numero di pellegrini. In seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il Santuario subì però gravi danni che richiesero nuovi interventi di recupero. Il tempo, l’incuria e i restauri maldestri avevano peraltro contribuito al degrado della preziosa effige della Madonna dei Miracoli, che fu quindi sottoposta ad una minuziosa analisi da cui emerse il rinvenimento della sottostante immagine risalente al 1576. L’affresco originario fu riportato alla luce e nel 1961 un decreto del Capitolo Vaticano concesse una nuova solenne incoronazione che avvenne il 12 agosto 1962: l’immagine venne incoronata con un diadema di 25 gemme preziose, precedentemente benedetto e baciato a Roma da Papa Giovanni XXIII, e infine sistemata nel trono monumentale del capo altare alto 12 metri. Quello stesso anno fu consacrato il nuovo Santuario: un edificio con tre portali in stile rinascimentale lungo 73 metri e largo 20, cupola alta 37 metri, interno a croce latina a tre navate e cripta. All’interno di esso, ancora oggi, si possono ammirare alcune preziose opere, come l’altare in bronzo di San Michele, ai cui piedi è stata posta una roccia proveniente da Monte Sant’Angelo, che rappresenta le alleanze stipulate tra Dio e gli uomini nel corso della storia della salvezza: Noè e l’Arca, Mosè e le tavole della Legge e l’Ultima Cena. Splendido è poi il coro ligneo posto dietro l’altare maggiore: esso proviene dall’Abbazia di S. Maria della Castagna ed è stato realizzato nel 1937 dal falegname Natalino Della Casa. Nel 2004 è stata inaugurata la Sala Ricordi del Cardinale Vincenzo Fagiolo. In essa sono conservati circa 5mila volumi tra monografie, collezioni e opuscoli; in un’altra sala sono stati invece sistemati gli effetti personali del Cardinale, quali paramenti, targhe di riconoscimento, quadri e vari altri oggetti. Vero tempio della conoscenza è la Biblioteca monastica, dal 2004 aperta al pubblico: essa contiene numerosi testi antichi tra cui manoscritti, quattro incunaboli, 421 cinquecentine, 614 Seicentine e oltre 3mila opere del Settecento. Notevole è poi la collezione di opere moderne: oltre 60mila testi per la maggior parte riguardanti le discipline religiose, ma anche opere di storiografia, di letteratura italiana e straniera, storia dell’arte e musicologia. Questo importante tesoro è frutto della famosa “Regola” di San Benedetto che impose ai monaci la lettura dei libri, in comunità e in solitudine. La vita dei monaci è difatti scandita dalla Liturgia delle Ore e da momenti dediti alla lettura e allo studio della Sacra Scrittura e delle scienze. Interesse che, nei secoli, si è trasformato in un’amorevole conservazione e trascrizione di opere che ha consentito la salvaguardia di testi altrimenti destinati ad essere perduti per sempre. Appartata rispetto alla condizione monastica, c’è infine una piccola foresteria, composta da alcune stanze singole, cappella, sala riunioni e refettorio, che accoglie i fedeli interessati a vivere un’esperienza di profondo connubio con Dio, raccolti nel silenzio e nella preghiera. Un’esperienza vicina, ma molto diversa da quella dell’oblato benedettino secolare: ogni comunità benedettina, inclusa quella del Santuario di Casalbordino, infatti, è aperta ad accogliere nel suo ambito oblati e oblate, ovvero, uomini o donne, laici o chierici, che si offrono a Dio con l’oblazione, ispirando il proprio cammino di fede ai valori della Regola. Attraverso l’oblazione, atto liturgico-spirituale riconosciuto dalla Chiesa, dopo un periodo di formazione gli aspiranti oblati si offrono a Dio vincolandosi alla comunità benedettina che li ha accolti.