A Roccaraso si celebrano i 75 anni degli impianti di sci: la prima slittovia fu inaugurata il 29 dicembre 1937 alla presenza del Principe Umberto. Oggi un’opera in argento realizzata dal Maestro orafo Franco Coccopalmeri ne commemora l’anniversario
testo a cura della redazione
C’era una volta una slittovia. Andava su e giù sul monte Zurrone che sovrasta Roccaraso portando in vetta gli sciatori dell’epoca. E ce n’è oggi un’altra, d’argento, che è immobile, ma porta in alto il nome di Roccaraso. Si trova in una vetrina del corso principale, ieratica sul suo piedistallo di legno, fiera della propria storia e della propria bellezza. È lì, esposta all’esterno del laboratorio d’arte orafa di Franco Coccopalmeri e giace accanto alla foto della sua antenata di cui ne riproduce fedelmente le sembianze. “Ho lavorato sul progetto autentico e sulle foto dell’epoca” dichiara orgoglioso il Maestro “e ho prestato attenzione a tutti i dettagli, realizzando il freno e il manubrio movibili”. C’è anche il bastone, un paletto isolato con punta di ferro che veniva impugnato dal conducente dello slittone – così era simpaticamente chiamata la slitta – e veniva poggiato sul cavo elettrico laterale per far scattare il segnale acustico “e per il cavo ho fatto un doppio filo attorcigliato, un torchon sottilissimo”. Questa riproduzione della slitta è un’opera di grande pregio e originalità, realizzata in argento 925 con minuziosa dovizia di particolari. Ogni pezzo è stato interamente lavorato a mano e ricreato in dimensioni insolite per un’opera di arte orafa, mentre le superfici presentano un “effetto legno” che dona un grande tocco di realismo. “Sono felice” aggiunge Coccopalmeri “non solo per la realizzazione dell’opera, che è stata molto impegnativa, ma soprattutto per il valore simbolico che contribuisce alla celebrazione di un importante momento della storia di Roccaraso. L’idea è nata molto tempo fa: ricordo che mi ritrovai a leggere il libro di Ugo Del Castello sulla slittovia e rimasi affascinato dalla bella storia che il mio paese aveva vissuto allora”. “La progettazione è stata estremamente lunga e ci sono voluti tre mesi di lavorazione. Dalla fusione dell’argento ho fatto la bozza per poterla laminare e creare quindi la base dell’opera. È stato complesso, perché ho usato un piccolissimo laminatoio a mano per spianare una cosa di dimensioni così grandi. Poi gli sci, disegnati su una lastra, traforati e quindi plasmati con delle piccole pinze”. “Per le panchette il lavoro è stato fatto utilizzando le tecniche del falegname” aggiunge tra il serio e il faceto “si tratta di pezzi pieni di saldature che a loro volta andavano saldati sulla base. Anche il portasci è stato molto complesso per le dimensioni. Lo spessore medio dei particolari è di circa 1,5 mm”. Ma ora per la slitta è giunto il momento della partenza. Non verso il monte come la celebre ava, bensì di città in città a ricordare e a divulgare tra mostre e presentazioni i fasti di un’epoca affascinante dello sci e la consacrazione di una neonata ma già conclamata peculiarità roccolana: l’arte orafa.