Percorrendo la Tiburtina Valeria in direzione Roma, entrando nell’abitato per dirigersi nella zona più antica della città di Tagliacozzo, si giunge a una piccola piazza di forma romboidale, piazza Argoli, che fa da anticamera ad una seconda piazza più ampia e articolata che prende il nome di piazza Obelisco
testo di Alessandro di Fabio
Questa grande piazza si trova ad est rispetto al centro più antico della città e risulta circondata su tutti i lati da una compatta cortina edilizia costituita da numerosi edifici di notevole interesse storico. Entrando da piazza Argoli lo sguardo si ferma sulla fontana dell’Obelisco. Lo spazio cui ci troviamo di fronte è la risultante di due piazze accostate, una di forma più allungata e una più quadrata, al centro della quale trova posto una fontana di forma ottagonale. Al suo interno, un elemento scolpito ad immagine di uno scoglio è stretto in alto da quattro volute formando l’appoggio per una base in pietra sulla quale sono posizionate quattro sfere in ferro. Le sfere metalliche sostengono poi l’obelisco costituito da sedici bugne che culminano con un giglio sostenente una croce. La composizione di un elemento dalla geometria irregolare sormontato da un obelisco, seppure in maniera molto semplificata e con un risultato meno dinamico per l’assenza della contrapposizione di pieni e vuoti, trova un chiaro riferimento nella fontana dei Quattro Fiumi del Bernini a Roma. Il fronte nord-est è caratterizzato da tre edifici civili e dalla chiesa della Misericordia. L’edificio posto ad angolo con piazza Argoli, faceva parte del palazzo realizzato dal barone Mastoddi, un complesso più ampio che univa al corpo prospiciente piazza Obelisco un secondo corpo a “C” che costituiva anche il limite della città.
La chiesa della Misericordia presenta una facciata semplice, definita agli estremi da cantonali in pietra. L’accesso è impreziosito da un portale centrale di gusto classicheggiante con l’impiego dell’ordine tuscanico con colonne scanalate, un architrave molto basso su cui si alternano triglifi e medaglioni al posto delle metope, un timpano a chiusura della composizione. La facciata è suddivisa in due livelli da una cornice marcapiano sulla quale poggia una finestra dalle linee di ispirazione manierista. Il fronte nord della piazza presenta edifici che hanno subìto forti trasformazioni nel corso dei secoli, come palazzo Mancini-Botticelli e casa Valentini, originati dall’unione di più edifici a schiera, ed altri che conservano in pianta la larghezza originaria, come nel caso di casa Orsini. Procedendo nella direzione della grande piazza, si trovano due case che conservano la tipologia tipica della piazza con due archi di accesso alle botteghe affiancate da un portale per accedere alle scale che conducono ai piani alti. Sul fronte opposto emergono principalmente due palazzi: Palazzo Gattinara e Palazzo Fallace. Il primo ha il portale d’ingresso su piazza Argoli e presenta su piazza Obelisco una facciata piuttosto unitaria sulla quale sono leggibili i segni del portico che circondava la piazza. Le stesse tracce si leggono sulla facciata degli edifici che seguono fino a giungere a Palazzo Fallace, dove un sottoportico collega direttamente la piazza con la retrostante via Borgovecchio. In aderenza a palazzo Fallace, probabilmente a seguito dell’unione di più edifici, si trova il Palazzo Mancini-Argoli: edificio di gusto neorinascimentale con piano terra bugnato mentre al primo una finestra centrale affaccia sul balcone, ed è sormontata da un architrave con lo stemma della famiglia. Osservando nel suo complesso il fronte sud della piazza è possibile avere l’idea di come doveva svilupparsi il porticato che girava tutto intorno. Le ghiere degli archi sono stati lasciati a vista nella muratura che li ha inglobati ed è possibile leggere un ritmo regolare scandito, almeno su questo fronte, da due archi maggiori alternati a due archi minori. La stessa supposizione può essere fatta osservando le tracce degli archi che si trovano sul fronte opposto. Notizie più dettagliate sull’aspetto di quest’arcata può essere dedotta dall’osservazione di un edificio posto a capo-piazza, che presenta arcate in pietra impostate su un robusto basamento di forma quadrata sormontato da un toro. Il portico di cui si parla costituiva, continuando dietro l’edificio delle Vecchie Poste, la chiusura ovest della piazza. L’ideazione e la realizzazione della piazza potrebbero risalire, come precedentemente affermato, alla seconda metà del Quattrocento a seguito della conferma per la città di Tagliacozzo del privilegio della posizione giuridica di “porto franco” e dell’istituzione di una grande fiera.
Questi fattori, indirizzando la città verso uno sviluppo economico, commerciale e demografico, resero necessari l’espansione del perimetro urbano e la realizzazione di una grande piazza da dedicare al mercato. L’elemento ricorrente, che contribuisce a dare un aspetto unitario al disegno della piazza, era il portico in pietra che si svolgeva lungo tutto il perimetro e le cui origini hanno radice nella tradizione costruttiva del nord Italia, importata da una piccola comunità di mastri muratori e tagliapietre di origine lombarda
Il carattere commerciale di questo spazio è sottolineato anche dal rapporto con gli altri elementi facenti parte del progetto urbanistico del nuovo quartiere: giungendo da Porta da Piedi si accede a piazza Argoli; da questa si poteva sostare attendendo di accedere alla piazza principale oppure si potevano imboccare due strade esterne che garantivano l’attraversamento del quartiere senza interferire con le attività che si svolgevano nella piazza del mercato. Un’altra particolarità della piazza che non si può definire casuale è la sua pendenza, decisamente marcata nella direzione dell’asse maggiore, che garantiva un efficiente smaltimento delle acque in modo da contenere i problemi di salubrità e igiene degli spazi commerciali. Questa composizione urbanistica, unita all’adozione del porticato per i piani inferiori, rispondeva perfettamente all’uso che si voleva destinare alla piazza.
La tipologia ricorrente sui fronti della piazza del mercato era rappresentata da edifici a schiera con lotti stretti e allungati che spesso avevano l’accesso ai piani superiori sul fronte opposto alla piazza, ma l’esigenza, per le nuove famiglie importanti, di realizzare un edificio di rappresentanza sulla piazza viene soddisfatta raramente mediante la demolizione e ricostruzione degli edifici ma più spesso mediante la tamponatura dei portici, operazioni di sopraelevazione o con la realizzazione di una nuova facciata che dava aspetto unitario alla proprietà dei signori celando la frammentarietà e l’irregolarità del corpo edilizio retrostante. Gli interventi sulle cortine edilizie mutano l’aspetto complessivo dei fronti che, dal XVII secolo, cominciano ad assumere i caratteri tipici delle quinte della piazza ottocentesca di paese. L’ultimo intervento che porta al definitivo assetto la piazza del Mercato è da attribuirsi al barone Mastroddi il quale, agli inizi dell’Ottocento, promuove la sistemazione della piazza facendone livellare il piano di calpestio con la realizzazione di un alto marciapiede sul fronte occidentale e collegando quest’ultimo alla piazza per mezzo di una serie di piccoli gradini. Con i lavori di livellamento, si realizza per la prima volta una pavimentazione in selciato il cui disegno segue lo schema ottagonale imposto dalla fontana dell’Obelisco, realizzata agli inizi dell’Ottocento e dalla quale la piazza prende oggi il nome.