Page 9 - Campli
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VIINella paginadi apertura:la cattedrale di Santa Maria in Platea.Nelle pagine precedenti: l’ingresso del luogo di culto; la scala di salita, come in quella di discesa, il penitente ripercorre la passione, la morte e la Resurrezione del Cristo attraverso la lettura delle immagini;il Sancta Sanctorum, cuore del Santuario; la lagelazione e in questa pagina la crociissione di Gesù Cristo.Qui c’è l’altare del Salvatore, con l’im- magine del “Cristo Salvator Mundi” sul- la parete di fondo realizzata da Baldati ispirandosi a modelli bizantini, assieme a reliquiari del ‘700 - prevalentemente di fattura napoletana - con le ossa di santi, una spina della corona, fram- menti della Vera Croce. Nel cuore del santuario è custodito anche uno stendar- do con l’immagine di San Francesco che ricorda la Confraternita delle Stimmate. Dopo aver pregato davanti all’immagine del Salvatore, il solo che può liberare da ogni peccato, il credente puriicato e ri- nato a “uomo nuovo”, può scendere in piedi dalla seconda scalinata dopo aver reso omaggio alle igure di Papa Clemen- te e a Sant’Elena, che paiono quasi reali nei loro ritratti a grandezza naturale. Se è chiaro il tributo al Ponteice, quello alla Santa, madre di Costantino, si lega alla leggenda secondo la quale fu proprio lei a recuperare durante un pellegrinaggio in Terra Santa il marmo consacrato dal sangue di Gesù quando, come narrano i Vangeli, fu costretto più volte a salire e scendere al cospetto di Pilato. La Santa fece trasportare a Roma la pietra calcata dai piedi del Salvatore e la fece collocare assemblata in forma di scala nel palaz- zo Lateranese vicino alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dando così vita a una delle grandi tradizioni della religio- sità cattolica.


































































































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