Testo e foto di Alessandro Petrini
Nell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga un
gioiello domina il paesaggio e il suo fascino si dipana attraverso i
secoli richiamando turisti da ogni parte del mondo.
In ogni parte del mondo, e soprattutto in Europa, il castello ha sempre rappresentato un luogo in grado di evocare una sorta di aura magica attorno a sé. Dalla Baviera alla Transilvania, dalla Francia alla Scozia, la mappa del nostro continente può vantare centinaia di castelli, molti dei quali visitabili e in ottimo stato di conservazione. Nei secoli scorsi la sua funzione era prettamente difensiva, mentre al giorno d’oggi rappresenta un’attrazione turistica a tutte le latitudini. Il Castello di Rocca Calascio, in provincia dell’Aquila e compreso all’interno dell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti dellaLaga, è uno dei gioielli non solo della nostra regione, ma dell’Italia intera. Costruito su una cresta a 1460 metri sul livello del mare è uno dei castelli più alti d’Europa e dalla sua posizione domina l’altopiano di Navelli e la valle del Tirino e offre una vista a 360 gradi che spazia dal Corno Grande al Sirente-Velino, dai monti marsicani fino ad arrivare al massiccio della Majella. La Rocca di Calascio è stata citata persino dal prestigiosissimo National Geographic che l’ha inserita nell’elenco dei 15 castelli più belli al mondo, insieme a luoghi iconici come il Castello di Praga o quello bavarese di Neuschwanstein.
Storicamente appare per la prima volta – citata come torre di avvistamento – in alcuni documenti risalenti al quattordicesimo secolo, ma è credibile che la prima costruzione risalisse a un periodo intorno all’anno mille. La posizione geografica molto particolare consentiva di comunicare, di notte con l’utilizzo di torce e di giorno attraverso un sistema di specchi, direttamente con la costa sull’Adriatico. Rocca Calascio, posseduta originariamente dalla Baronia dei Carapelle, fu concessa da Re Ferdinando alla famiglia Piccolomini. Il castello era formato in origine da un maschio centrale. Successivamente ci fu l’ampliamento della struttura con l’aggiunta dei quattro torrioni e la ricostruzione dell’abitato adiacente, voluta da Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini. I lavori furono portati a termine verso il 1480 a seguito di un terremoto che aveva devastato l’area pochi anni prima, nel 1461. Rocca Calascio fu ricostruita più volte; un altro evento sismico di intensità simile al precedente rase al suolo buona parte dell’abitato adiacente al castello due secoli dopo, nel 1703. Alcuni degli abitanti si trasferirono nella parte bassa, mentre i restanti preferirono scendere a Calascio. Nel 1743 Rocca Calascio passò a Carlo III di Borbone, ma questo non arrestò il suo declino e nel corso dei decenni il borgo si spopolò anche a causa dell’emigrazione, passando da 2000 a poche centinaia di anime a fine ‘800. Un nuovo devastante terremoto, quello del 1915, portò all’abbandono totale del paese che nel 1957 risultava di fatto disabitato. In tempi più recenti importanti opere di restauro furono portate a termine tra il 1986 e il 1989 e hanno contribuito al recupero architettonico e funzionale sia del castello che del borgo di Rocca Calascio che ora vanta strutture adibite alla ricezione di turisti.
Una delle spinte a questa rinascita, sia del piccolo centro che del castello stesso, è arrivata dal cinema. Nell’area di Campo Imperatore, dal dopoguerra in poi, erano stati girati diversi film, sia produzioni nazionali, che pellicole americane. Probabilmente proprio grazie a questo interesse per luoghi ancora relativamente incontaminati, facilmente raggiungibili e allo stesso tempo altamente spettacolari, portò alla scelta di Rocca Calascio come uno dei luoghi principali del film fantasy Ladyhawke, girato nel 1983 e uscito due anni dopo in Italia. Il film, diretto da Richard Donner, vanta un cast straordinario con attori del calibro di Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick. L’anno successivo un’altra pellicola di successo ha visto Rocca Calascio protagonista: Il Nome della Rosa, tratto dall’omonimo capolavoro di Umberto Eco, con Sean Connery e Christian Slater. Dagli anni ‘80 in poi diverse produzioni hanno scelto di inserire Rocca Calascio all’interno dei loro film, ultimo dei quali The American con George Clooney, girato interamente in Abruzzo. Il castello è facilmente raggiungibile sia per chi viene dal Lazio, sia per chi arriva dall’entroterra o dalla costa abruzzese. Una volta giunti nei pressi dell’abitato della sottostante Calascio, una strada asfaltata, percorribile tutto l’anno ma chiusa nell’ultimo tratto nel periodo estivo di maggior afflusso, sale per alcuni chilometri fino a raggiungere il borgo medievale di Rocca Calascio, sede di un caratteristico albergo diffuso. Da lì si può proseguire e in meno di dieci minuti raggiungere sia la Rocca che la caratteristica chiesa a pianta ottagonale di Santa Maria della Pietà. L’attuale luogo di culto, risalente al XVI secolo, è stato eretto su di una precedente edicola votiva.
Le notizie, tra storia e leggenda, narrano che la chiesa sia stata costruita nel luogo in cui la popolazione locale ebbe la meglio su una famigerata banda di briganti che si aggirava in quell’area. Al suo interno sono conservati un dipinto raffigurante la Vergine miracolosa e una scultura di San Michele armato. Inserito com’è nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, Rocca Calascio è raggiungibile anche dai territori adiacenti e in particolare seguendo l’anello di Santo Stefano di Sessanio, Calascio e Castelvecchio Calvisio. Un trekking con dislivello di 590 metri e 3 ore e mezza di durata. Ci sono numerose altre possibilità per gli amanti della natura, sia per chi ama fare camminate all’aria aperta, sia per gli amanti della mountainbike che possono seguire inizialmente la salita asfaltata di tre chilometri da Calascio, citata in precedenza, per poi continuare lungo una sterrata che raggiunge la strada provinciale 97 che da Santo Stefano di Sessanio va verso Campo Imperatore superando il valico posto a 1636 metri sbucando nei pressi del Lago Racollo a 1580 metri sul livello del mare. Tra le piccole curiosità ce n’è una che ricorderanno le persone con qualche primavera in più sulle spalle: nel 1980 venne emesso un francobollo da 50 lire sul quale era raffigurato il castello di Rocca Calascio. Un omaggio a un luogo in parte dimenticato e che il cinema ha aiutato a riscoprire qualche anno dopo. Ora a noi sta conservarlo in tutto il suo splendore, così come lo vediamo stagliarsi in cima alla montagna.