Uno dei borghi più belli d’Italia ove la purezza e lo splendore della natura incantano e innovano lo spirito di ogni turista e dove la particolarità del centro abitato riporta alla luce antiche tradizioni pretarole
testo di Alessandra Angelucci
La bellezza paesaggistica, la maestosità delle montagne, nonché la ricchezza della fauna e della flora che circondano Pietracamela, borgo antichissimo situato a circa mille metri di altitudine nel Parco del Gran Sasso-monti della Laga, hanno fatto sì che questo tipico paese di montagna della provincia di Teramo venisse proclamato “Borgo dell’anno 2007”. Curioso è il suo nome, Pietracamela: la prima parte del toponimo deriverebbe da Preta, che in paleo-italico indica il masso (roccia, pietra) sul quale è stato costruito il borgo. Misteriosa la seconda parte, che potrebbe riferirsi alla grande roccia che sovrasta l’abitato e che, agli occhi di tutti, disegna perfettamente la forma di una gobba di cammello, oppure potrebbe derivare da Petra Cimmeria riferendosi all’invasione dei Cimerii, provenienti da Oriente, o da Petra Cacumeria, vale a dire “pietra in cacumine”, “pietra in sommità”. Il paese, infatti, come in uno dei presepi più belli mai visti, appare arroccato sulle pendici del Corno Piccolo, regalando un romantico e melanconico spettacolo. Le sue ricchezze sono l’aria pura, la vista meravigliosa del Gran Sasso, la semplicità di vita, gli edifici dei secoli XV e XVI, i saliscendi angusti sormontati da archetti, i balconi-fienili, i vicoli lastricati, i fondaci ricavati nella roccia, le vecchie fontane. Un vero e proprio angolo di quiete aggrappato alla roccia e diventato meta di turismo estivo ed invernale. Incerta è la sua origine, ma molto probabilmente l’antica Petra aveva nelle vicinanze altri tre piccoli villaggi: Plicanti, Riouso e San Leucio, di cui rimangono pochi resti, mentre i primi abitanti del luogo furono brindisini o pugliesi, quasi di certo pastori o cardatori di lana. Le sue vicende storiche di epoca medievale ci portano direttamente al territorio della “Valle Siciliana” di cui esso fu parte, dapprima sotto la famiglia Orsini e poi sotto quella degli Alrçon y Mendoza. Così entrando nel cuore del paese e percorrendo le caratteristiche viuzze del centro abitato, è facile rendersi conto delle remote origini del borgo, testimoniate nell’immediato dalle numerose case risalenti al 1500 e addirittura al 1400. A render ancor più suggestiva l’atmosfera è la cadenza del particolare dialetto locale dei pretaroli, ormai veramente pochi, che colpisce subito ogni turista che nei mesi estivi e soprattutto invernali si concede un periodo di villeggiatura in questo splendido ed unico paesaggio. Sopra il paese, ad es., tra le rocce ed i fienili, è possibile ammirare ancora un ambiente montanaro molto singolare, ritratto più volte negli anni Sessanta dallo storico “Gruppo del Pastore Bianco”, formato dal famoso pittore Guido Montauti, al quale Pietracamela diede i natali, e da altri quattro artisti. La preziosità architettonica di questo raro gioiello incastonato nella roccia è testimoniata da diversi monumenti storici di notevole importanza, rendendo ancor più suggestivo il nucleo medievale. Una vecchia torre, ora casa del canonico, accoglie subito il turista all’ingresso del paese, mentre proseguendo verso il centro abitato si giunge a piazza Cola Di Rienzo da dove si ammirano la porta principale del paese, la fontana costruita verso la fine dell’Ottocento, la piccola cappella dell’Annunziata, il Monte Calvario ed infine la Preta, la grande roccia che incombe sull’abitato. Un’ulteriore scoperta, interessante dal punto di vista storico, la si può fare percorrendo la passeggiata di porta Fontana, andando verso Rio Arno, un fiumicello che scorre, limpidissimo, in una piccola valle in mezzo al bosco, costeggiando Intermesoli fino a confluire nel Vomano. Lungo questo sentiero è possibile ammirare i ruderi della chiesa della Madonna della Neve ed un vecchio mulino, di fronte al quale oggi è stato realizzato un teatro all’aperto, per svolgere conferenze, concerti, spettacoli e manifestazioni varie. Quest’ultimo è senza dubbio il segno del tempo che passa, di una geografia urbana che pian piano si ridisegna, di una mano dell’uomo che agisce sul territorio per modificarlo in base ad esigenze economico-sociali. Tra i monumenti religiosi vanno senz’altro ricordate la bella chiesa di San Giovanni del 1432, circondata da case i cui portali recano date dal 1472 al 1616; la chiesetta dedicata a San Rocco, adagiata nella parte più alta del borgo, mentre verso valle si trova l’importante chiesa parrocchiale di San Leucio ricca di opere d’arte, tra cui importanti altari decorati ed un antico organo. Ciò che colpisce maggiormente, però, è l’atmosfera particolare che si respira camminando per le stradine del centro storico, dove spuntano le tipiche case in pietra di una volta, costruite secondo una tecnica rispondente alle esigenze di chi un tempo vi abitava. Oggi le abitazioni, a causa delle mutate esigenze economiche del paese, sono state quasi tutte ristrutturate, ma l’occhio curioso non potrà non notare la casa de “Li Signuritte” con bifore del XV secolo e la casa di Don Ioani, con lo stemma civico ed iscrizioni scolpite in pietra. Gli scorci stupiscono per la bellezza e nel guardarli sembra quasi percepire la fatica, il duro e difficile “vivere” degli antichi pretaroli che esercitarono la pastorizia, l’agricoltura e la lavorazione della lana, uniche fonti di sostentamento. Gli storici raccontano che verso la fine di settembre, terminate le semine, gli abitanti di Pietracamela si recavano in Maremma, in Umbria, nelle Marche e nell’Emilia Romagna per la cardatura della lana di cui erano veri specialisti. E le donne? Come passavano il tempo in questo piccolissimo borgo, tutto innevato, ove il tempo sembrava fermarsi ad ogni nuova e abbondante nevicata?! Come voleva la tradizione, le donne del focolare trascorrevano i lunghi e freddi inverni a filare la lana e si dedicavano alla realizzazione dei “carfagni” o “circassi”, ossia stoffe di lana che assumevano colori variegati, per mezzo della lavorazione con erbe e cortecce di alberi. Competenza delle donne era anche la tessitura della comune “tela bianca”, da cui si ricavavano gli indumenti di largo uso quotidiano, e dei cosiddetti “paponi”, calzature fatte di corda e di pezza che venivano adoperati anche dagli alpinisti locali, vista la loro resistenza. Attualmente l’economia di questo minuto paese si fonda essenzialmente sul turismo invernale ed estivo, accogliendo tutti gli appassionati che non possono rinunciare a splendide passeggiate ed escursioni sulla neve o tra i boschi in fiore, aspettando di veder sbucare da qualche cespuglio uno splendido esemplare di camoscio d’Abruzzo, ormai noto come “il più bello del mondo”. In modo particolare, nei periodi estivi, è possibile godere di lunghe passeggiate a cavallo e in mountain-bike sui prati e sui sentieri, mentre nei mesi freddi un’attrezzata stazione invernale, dotata di alberghi di ogni categoria, impianti sportivi con seggiovie, sciovie e lunghe piste di discesa, offre divertimento e tanto relax. Sotto la maestosità della montagna ad infondere protezione e ad emanare un senso di spiritualità ai diversi turisti che passano di lì, spunta la statua della “Madonnina “ bronzea, timidamente avvolta da un altare di pietra. Essa fu portata qui nel 1935 a ricordo dell’XI Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi nella città di Teramo. Per gli amanti degli sport più estremi, invece, all’uscita di Pietracamela si trova una ripida parete montagnosa che da diversi anni viene adoperata per eseguire “palestra di roccia”. Ed è stato proprio grazie ad esercitazioni di questo tipo che lo storico gruppo di alpinisti chiamato “gli Aquilotti del Gran Sasso” nel lontano 1930, alla guida del medico Sivitilli, effettuarono la loro prima memorabile scalata al Gran Sasso. Tra le pochissime manifestazioni che attualmente hanno vita nel borgo, la più importante è senz’altro la “Marcia dei Tre Prati”, una passeggiata ecologica non competitiva, la prima edizione della quale si svolse nel 1975 e che celebra l’indiscusso amore per la montagna e la natura di tutti i partecipanti. Essa si svolge lungo un percorso di 15 Km che congiunge i Prati di Tivo e i Prati di Intermesoli, frazione di Pietracamela, a Prato Selva, nel comune di Fano Adriano. Dunque, quello di Pietracamela può definirsi con certezza uno dei borghi più belli d’Italia, dove la natura domina indiscussa sul centro abitato e dove la storia antica, quella dei primi pretaroli, la si può scorgere tra i segni lasciati dal tempo. Anche dal punto di vista gastronomico, infine, la curiosità viene premiata. Ottimi piatti imbandiscono le tavole delle famiglie locali, proponendo tipiche pietanze della tradizione teramana: lo spezzatino di capra, i caratteristici ravioli, “U cavciaun”, ossia la “pasta non lievitata” cotta e cosparsa di zucchero ed infine “U mstrariegl”, ossia “mostarello”, un dolce a forma di uomo chiamato anche “cornutello” per via delle corna che lo caratterizzerebbero.