Un volume alla scoperta delle meraviglie architettonichedella nostra città, viste dall’obiettivo del fotografo Gino Di Paolo e curato da Aldo Giorgio Pezzi e Stefano Cecamore
Città in perenne mutazione, Pescara ha vissuto il cosiddetto “secolo breve” tra continue trasformazioni urbane che originano da esperienze ottocentesche e i cui riflessi hanno significative influenze ancora nella contemporaneità, tanto da fare del Novecento il periodo di maggior incidenza per la città sotto molteplici aspetti. E’ così che, in un ambito urbano in cui i diversi paesaggi – da quello fluviale a quello costiero, da quello collinare a quello periferico – non sono mai apparsi uguali alle generazioni che si sono susseguite nell’ultimo secolo, l’elemento unificante in cui la collettività locale può ancora oggi riconoscere la propria identità cittadina è forse costituito dalle architetture d’eccellenza della città; singoli episodi urbani che, in una varietà di forme e stili che non ha pari in regione, hanno ancora la capacità di evocare ricordi ed emozioni in chi ha da sempre vissuto i diversi luoghi della città. Pescara e Castellammare, una chiusa nel perimetro della fortezza e l’altra, stretta intorno alla Madonna dei Sette Dolori, approdano velocemente, dopo l’Unità d’Italia, alla nuova realtà metropolitana assecondando le istanze legate alla rapida crescita demografica, sociale ed economica con strumenti di pianificazione deboli e spesso disattesi. I rapidi mutamenti imposti dal passaggio della ferrovia alla fine del XIX secolo, dall’elevazione a provincia durante il Ventennio e dal boom economico del secondo dopoguerra definiscono una crescita urbana priva di un disegno unitario e caratterizzata da un patrimonio edilizio eterogeneo che sfugge ad un chiaro inquadramento architettonico e temporale. A cavallo tra XIX e XX secolo, l’edilizia residenziale privata, rispondente più ai gusti della committenza che alle scelte dei progettisti, adotta soluzioni legate allo storicismo d’accademia e a sperimentazioni Art Nouveau proponendo negli edifici a carattere commerciale e ricettivo interessanti soluzioni formali ispirate anche al Liberty e alla Secessione viennese; episodi architettonici che si protraggono durante i primi decenni del ‘900 assegnando al filone dell’Eclettismo un arco temporale piuttosto ampio che si sovrappone alla produzione del Ventennio. La volontà del podestà Berardo Montani e di Vincenzo Pilotti di definire un disegno urbano compiuto e di dotare la città di luoghi ufficiali e spazi pubblici rispondenti alle esigenze di rappresentanza del regime, si scontra con lo schema urbano definito da Leopoldo Muzii con il piano regolatore del 1882, funzionale alla speculazione edilizia e alla rendita fondiaria. Dell’ambizioso progetto di piazza dei Vestini restano isolati episodi monumentali dal depurato linguaggio classicista, gli attuali palazzo della provincia, del comune e della Camera di Commercio, accompagnati da interessanti sperimentazioni razionaliste tra cui la sede del Circolo Canottieri “La Pescara” e l’edificio dell’ex FEA. Il Dopoguerra è caratterizzato dalla complessa fenomenologia della ricostruzione, affidata al piano redatto nel 1945 da Luigi Piccinato. La riconfigurazione dell’asse di corso Umberto, il completamento di piazza dei Vestini , la riconnessione del verde pubblico e privato e delle due sponde cittadine tramite la costruzione del ponte d’Annunzio e il prolungamento di via Nicola Fabrizi resteranno in gran parte irrealizzati. Interessanti episodi edilizi come palazzo Monti che tramite l’ampia facciata curva cerca di contraddire e contaminare la maglia viaria ortogonale cittadina e le strutture sportive, museali e ricettive realizzate tra gli anni ’50 e ‘60 rappresentano degli episodi isolati assediati dallo sregolato sviluppo urbano di stampo speculativo distante dalle previsioni urbanistiche di Piccinato. La Modernità raccoglie la sfida di ridefinire il volto della città e trainare lo sviluppo delle aree periferiche tramite architetture iconiche e interventi a scala urbana. Nuovi edifici si innestano nel tessuto consolidato recuperando ampie aree dismesse e traguardano le periferie definendo nuovi luoghi identitari, spazi di aggregazione e aree di espansione.