Sito su un colle a 375 metri sul livello del mare, vanta origini antiche e misteriose, risalenti all’epoca dei Sabini. Di storia e tradizione contadina, custodisce gelosamente le sue antiche tradizioni, caratterizzandosi soprattutto per la produzione di cesti in vimini, a cui ancora oggi si dedicano molti degli anziani del paese, seguendo le stesse tecniche e gli stessi rituali in uso da centinaia di anni
testo di Sara Rocchegiani
“Scendendo da Bisenti verso Castiglione, sulla sinistra, come nido feudale, le povere case di Montefino…”. Così una guida del Touring di oltre mezzo secolo fa descriveva questo piccolo borgo dalle abitazioni per lo più in pietra grigia, molte delle quali persino non intonacate, ma comunque affascinanti a vedersi, aggrappate come sono le une alle altre e circondate da spessi muraglioni di sostegno. Sito su un colle a 375 metri di altezza sul livello del mare, e caratterizzato da una struttura tipica dei siti difensivi di epoca medioevale, Montefino domina il versante nord del percorso del fiume Fino, e ancora oggi è raggiungibile attraverso un’unica strada, tortuosa e piuttosto ripida. Le sue origini restano incerte e avvolte nel mistero, ma in zona è stata ipotizzata una presenza umana risalente all’epoca dei Sabini. Oggi, tuttavia, l’unica testimonianza di quei tempi remoti è un tratto di strada nei pressi del fiume, probabilmente facente parte del tracciato della via che collegava Teramo alla potente Roma, passando per Monte Giove e Bisenti, fino a Penne. La prima notizia storica del paese risale quindi all’età normanna, e precisamente al 1150: un documento di quell’anno, infatti, riferisce di un centro denominato Castellum Montis Sicci, specificando che apparteneva alla contea di Penne e che si trattava di un feudo del conte Roberto di Aprutio di appena 65 abitanti. Un altro documento, questa volta del 1273, ne parla invece come di un paese chiamato Mons Siccus (Montesecco), forse alludendo alla mancanza di sorgenti d’acqua. Certo è che nel 1454 l’odierna Montefino diventa feudo degli Acquaviva, che fecero restaurare il castello e le fortificazioni murarie. Più tardi, intorno al 1506, risulta invece tra i possedimenti del vescovado di Teramo. L’attuale denominazione, Montefino appunto, viene poi definitivamente sancita con regio decreto il 28 giugno 1863. Depliant turistici d’epoca la definivano ‘città del silenzio’, forse alludendo alla laboriosità degli abitanti del borgo che, impegnati nell’ardua impresa di coltivare un terreno profondamente segnato dal fenomeno erosivo dei calanchi, risultavano poco disponibili alle cosiddette ‘chiacchierare di cortesia’. Ancora oggi Montefino, nonostante il recente sviluppo commerciale e industriale, conserva l’umiltà che gli deriva dalla storia e dalla tradizione contadina, e passeggiare per i vicoli e le piazzette del suo bel centro storico è un’esperienza interessante che consente di riscoprire tutto il gusto e il fascino del passato. Ad aiutare questo ‘ritorno ai bei tempi che furono’ è anche il mantenimento delle antiche tradizioni, come la coltura delle piante di ulivo, il ricamo su stoffa, le lavorazioni all’uncinetto e, soprattutto, la produzione artigianale di sedie e cesti in vimini, a cui si dedicano molti degli anziani del paese ancora con la stessa passione e lo stesso orgoglio di un tempo. Uno spettacolo da non perdere, infine, è lo splendido panorama sulla vallata del Fino e i dintorni, ammirabile dalle varie terrazze esistenti in paese a giro d’orizzonte.