Alla scoperta di uno dei tesori della nostra tradizione enogastronomica con il convegno “Zafferano-Zaafran. Risorsa Economica, Turistica e Culturale”
Testo di Ivan Masciovecchio, foto di Luca Del Monaco
Dell’oro rosso d’Abruzzo e della sua storia avventurosa; delle sue straordinarie caratteristiche organolettiche e della sua versatilità in cucina; delle sue virtù medicamentose e delle problematiche legate alla sua produzione. Di questo e molto altro si è parlato nel corso del recente convegno Zafferano-Zaafran. Risorsa Economica, Turistica e Culturale, organizzato dall’agenzia delloiacono marketing&sales negli spazi dello Sporting Hotel Villa Maria ed al quale hanno preso parte, tra gli altri, ricercatori, medici nutrizionisti, chef ed agronomi.
Moderati dal giornalista Rai Lucio Valentini, gli interventi si sono succeduti con ritmo ed una giusta dose di consapevolezza. Dopo i saluti di rito del presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, il presidente della Cooperativa Altopiano di Navelli Valentino Di Marzio ha lanciato il suo appello per un rinnovo generazionale nella produzione. «I giovani non si avvicinano a questa coltivazione perché la terra è molto bassa – ha affermato con un po’ di scoramento – . Bisogna trovare il modo di farli appassionare altrimenti, considerata l’età media molto elevata degli attuali produttori, saremo costretti sempre più a vendere i nostri bulbi all’estero pur di non farli marcire».
Giovanni Piscolla, presidente dell’Associazione Zafferano Italiano, ha riconosciuto all’Abruzzo la primogenitura della produzione in Italia ricordando, tra l’altro, l’incessante lavoro svolto dalla famiglia Sarra di Civitaretenga nella riscoperta e valorizzazione della preziosa coltura, e concludendo il suo intervento invitando a non dividersi in sterili localismi.
Altro contributo appassionato è stato dato dallo chef di origini abruzzesi Sergio Maria Teutonico per il quale lo zafferano può rappresentare l’ingrediente «totale, potendolo usare praticamente in ogni tipo di preparazione, dai dolci alle zuppe, dai piatti freddi a quelli caldi, grazie alle sue caratteristiche aromatiche ed anche cromatiche». Ha poi suggerito ai partecipanti di controllare sempre l’etichetta dei prodotti prima di acquistarli, esortando tutti ad essere un po’ più arroganti nel promuovere e valorizzare l’unicità dello Zafferano dell’Aquila in Italia e nel mondo.
Tra i coltivatori dell’Altopiano di Navelli presenti in platea, la combattiva signora Gina Sarra, sorella del fondatore della cooperativa, di cui abbiamo scritto in un nostro servizio dell’ottobre 2012 (https://www.tesoridabruzzo.com/archives/1713) ha giustamente fatto notare che va bene parlarne e discuterne, ma poi lo zafferano bisogna pure acquistarlo. La nipote Dina Paoletti, anche lei produttrice attualmente impegnata nella battaglia per il riconoscimento del marchio bio, ha raccontato la sua storia di emigrante di ritorno che non ha saputo resistere al richiamo della sua terra d’Abruzzo dopo aver vissuto diversi anni in Lussemburgo.
Durante i lavori, infine, si è potuto assistere alla presentazione del libro “Zafferano-Zaafran” (LD editore), opera iconografica ideata e realizzata dal fotografo pescarese Luciano D’Angelo insieme all’artista aquilano Sandro Visca. 144 pagine di immagini, illustrazioni, parole e poesie, tutte dedicate alla regina delle spezie.
Dopo un intenso pomeriggio di chiacchiere ed interessanti spunti di riflessione, la giornata si è conclusa con una cena realizzata dallo chef Marcello Spadone del ristorante La Bandiera di Civitella Casanova. Accompagnato dai vini delle cantine Zaccagnini di Bolognano e Marramiero di Rosciano, il menu a base di zafferano ha deliziato il palato (e non solo) dei presenti con piatti come insalatina di erbe spontanee porcini e formaggio di capra, un memorabile uovo d’oro, pappardelle con genovese d’anatra, agnello pane menta e campagna; per chiudere in bellezza con una rinfrescante crema bruciata alla liquirizia con sorbetto allo zafferano.