Testo e Foto di Paolo Di Berardino
A Pietranico, gli Ex – voto un tempo custoditi nell’Oratorio di Santa Maria della Croce rappresentano un prezioso patrimonio di fede, storia, devozione, arte e tradizione popolare dei secoli scorsi. Oggi, questi preziosi oggetti tornano a splendere grazie ad un delicato ed accurato lavoro di restauro.
Un tempo, ringraziare la Madonna o i Santi attraverso il dono di oggetti preziosi o semplici tavolette votive era un modo semplice, e tuttavia profondamente sentito per manifestare la propria fede. E’ ben noto, che nei secoli scorsi I’esistenza era molto precaria e di conseguenza realisticamente affidata alla sorte; preservare perciò dalle malattie cavalli, buoi e pecore, un tempo per le popolazioni contadine equivaleva a garantirsi la sopravvivenza. I malanni non erano pero gli unici assilli: c’erano le guerre, le epidemie, i briganti, le traversie degli emigranti, il lavoro e la miseria. Fra quegli oggetti, donati ai santuari o alle chiese per grazia ricevuta che costituivano il tesoro del Santo, un’importanza particolare rivestivano le tabulae pictae che, in tempi recenti, sono state addirittura paragonate da qualche studioso a vere e proprie pitture. In quelle tavolette, artisti occasionali o gli stessi miracolati, dipingevano gli eventi drammatici da cui si erano stati salvati per intercessione miracolosa di una Madonna o di un Santo. Questi dipinti erano espressione di tecniche particolari, realizzati da pittori legati ai santuari o girovaghi, per lo più pennelli naif, che raccontavano difatti miracoli e grazie ricevute senza comprensibilmente immaginare che un giorno le loro opere sarebbero magari arrivate alla ribalta dei musei. Ciò e successo, ad esempio, per gli ex voto custoditi nella sagrestia di Bramante nel Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, che, neanche a dirlo, si ritrovano vicini all’Ultima cena di Leonardo da Vinci.
Pure in quelle tavolette la protagonista assoluta è la Vergine che allontana diavolacci, devia fulmini, solleva da enormi disgrazie o disagi come il male di vivere. Fino agli anni ‘50 del secolo scorso, migliaia erano gli ex voto depositati nelle chiese, man mano sostituiti da altri oggetti devozionali come le moderne fotografie. Oggi quegli antichi quadretti sono divenuti oggetto di studio per comprendere I’ambiente, le abitazioni, le condizioni di vita, la fede e le superstizioni di un tempo. Purtroppo, nell’ultimo ventennio quell’enorme patrimonio è stato sottratto da rapaci rigattieri, antiquari e cacciatori di souvenir. Pochissime sono difatti le chiese che sono riuscite a conservarli come oggetti inalienabili, secondo le prescrizioni del diritto canonico. In Abruzzo, l’unico censimento a riguardo pare sia stato fatto solo per i Santuari della Madonna dei Miracoli a Casalbordino, di San Gabriele a Isola del Gran Sasso e solo nel 2013 presso l’Oratorio di Santa Maria della Croce di Pietranico: uno dei due santuari mariani della provincia di Pescara, uno dei pochi esempi d’arte barocca primaria d’Abruzzo risalente al XVII secolo. Come ricordano i pietranichesi più longevi, di quelle tavolette votive all’Oratorio di Santa Maria della Croce ce ne stavano tante, ma ahinoi anche a Pietranico quel gran patrimonio d’arte e fede popolare è andato quasi completamente disperso. Dei pezzi più pregiati, un tempo conservati presso il suddetto Oratorio, sono difatti rimaste solo quattro tavolette votive dipinte di media grandezza che recano ancora, abbastanza leggibili, le notizie sul miracolo e sul miracolato, ma tutte senza la sigla universalmente adottata: V. F. G. A. Voto Fatto, Grazia Avuta. Recentemente, dopo essere state sapientemente risanate grazie ad un intervento di restauro eseguito dalla Dott.ssa Cornelia Dittmar e cofinanziato dalla Fondazione Pescarabruzzo e dall’associazione Pro Loco Pietranico, alle rare e preziose tavolette votive in argomento è stato restituito pure il loro antico splendore. Ma non potendo però essere ricollocate per motivi di sicurezza all’interno dell’Oratorio della Madonna della Croce, non appena tornate in Parrocchia sono state sistemate all’interno di una Teca blindata recentemente posta dentro la chiesa parrocchiale di San Rocco, assieme ad una pregiatissima Croce argentea Astile processionaria di scuola sulmonese del XV sec. di proprietà della stessa Parrocchiale di Pietranico e restaurata grazie alla medesima Fondazione Pescarabruzzo nel 2003, e alla statua in terra cotta policroma del XVI sec. divenuta ben nota a seguito del terremoto 2009 quale “Madonna di Pietranico”.
L’ex voto più antico è datato dicembre 1613, proprio l’anno in cui la Vergine apparve in località “tre Croci” di Pietranico a Domenico Del Biondo. L’altro, datato 1622, raffigura un contadino in ginocchio che ringrazia come Domenico Del Biondo la Madonna della Croce per aver salvato il raccolto del proprio campicello; la Vergine di celeste vestita, compare nella parte alta della tavoletta all’interno di una nuvoletta. Nel terzo, che non reca invece né data né scritte, sembra appartenere al medesimo periodo e vi è raffigurato un religioso che, per grazia ricevuta, esprime gratitudine alla Madonna della Croce per averlo guarito da un malanno. Il più recente risale invece al 1888, e rappresenta un tipo particolare di tavoletta votiva che può essere compresa tra quelle che venivano realizzate a suo tempo alla buona, senza pretese, da un pittore non di professione o, addirittura, dallo stesso miracolato; la scena è difatti eseguita in maniera semplicissima, ad acquerello, mentre le scritte sono segnate a inchiostro. In questo caso, si può ben capire che per l’improvvisato pittore, l’impresa più ardua era costituita dalla rappresentazione dell’immagine sacra, che doveva obbedire ad una precisa iconografia. All’inconveniente pare si sia ovviato applicando praticamente sull’ex voto la figura di Sant’Antonio di Padova ritagliata da un santino. L’iconografia della Madonna della Croce, che come si può constatare manca stranamente nelle pitture poste all’interno dell’Oratorio, è presente invece in tutte le tavolette appena citate, dove appare sempre ed inequivocabilmente raffigurata con una gran Croce in mano. Per il popolo dei devoti, la “Madonna con la Croce”, diventa “Madonna della Croce” in un passaggio quanto mai logico e naturale per chi non si pone il problema della dipendenza da un toponimo.