Testo di Laura Rabottini
A CHIETI IL MUSEO UNIVERSITARIO “G. D’ANNUNZIO” OSPITA L’INSOLITA E PREZIOSA COLLEZIONE “TERESITA OLIVARES PAGLIONE” CON LE SUE 301 TARTARUGHE, FRA CUI 90 OPERE D’ARTE.
Collezionare è un’arte. Appartiene alla natura stessa dell’uomo e, quando la costanza dei suoi motori propulsivi si consolida nel tempo, acquisisce un’esistenza autonoma, ben definita, e allo stesso dipendente da ogni suo elemento costitutivo. Vive e prospera grazie all’amore di chi l’ha generata e modellata e, come ogni autentica passione, coinvolge e stravolge nel suo continuo trasformarsi. L’uomo ha sempre collezionato. Manufatti, opere d’arte, curiosità ed ogni tipo di oggetto sono stati raccolti e riuniti in tutti i tempi da menti illuminate che, con la loro passione, hanno spesso dato vita ad impensati e imprevisti universi culturali. Collezionare significa infatti creare una realtà nuova, dar vita a un organismo composto di oggetti combinati secondo una tematica o un principio unificatore. Il valore che ogni pezzo di una collezione contiene ed esprime nella sua singolarità si arricchisce di nuovi significati e simbologie in virtù della sua nuova appartenenza al gruppo; allo stesso tempo, la collezione cresce e, ospitando man mano nuovi elementi pescati fra gli entusiasmi e le passioni di chi li raccoglie, diventa un bene dal valore infinitamente più elevato rispetto al risultato della semplice somma fra i suoi pezzi costitutivi. Diventa cultura. Passione, curiosità e intelligenza costruttiva sono dunque i motori all’origine di una collezione, soprattutto se questa comprende anche opere d’arte. Ad omaggiare questa esperienza culturale è oggi il Museo dell’Università di Chieti-Pescara “G. D’Annunzio” che accoglie uno dei più inconsueti e spettacolari frutti di tale istintivo ed entusiastico impulso umano, con la mostra “Tartarughe fra arte e scienza” curata da Luigi Capasso e Alfredo Paglione. La Collezione di tartarughe di Teresita Olivares Paglione – trasferita a Chieti nel 2013, con una selezione di 301 pezzi, fra cui 90 opere d’arte di noti artisti – contiene sin dalla sua origine tutti gli elementi qualificanti di una grande passione: amore, determinazione, costanza e un pizzico di fanciullesca stravaganza. E con lo stesso spirito che le ha dato origine si trasforma oggi da collezione a donazione. Il passo in realtà è breve: Alfredo Paglione, gallerista milanese di origini abruzzesi (nasce a Tornareccio, Chieti), ha inteso donare all’Università della sua città l’amata collezione di sua moglie Teresita, scomparsa nel 2008, per onorare la tenacia culturale di una donna straordinaria. Teresita Olivares Paglione ha coltivato e composto una bizzarra compagine di oggetti e opere indissolubilmente connessi gli uni alle altre attraverso la suggestiva ed enigmatica tematica della tartaruga. Una collezione che prende vita nel 1967, quando, in occasione delle loro nozze, i coniugi Paglione ricevono in dono due preziose tartarughe, una in ceramica dell’Ottocento e una in argento, rispettivamente dal poeta tarantino Raffaele Carrieri e dal giornalista pugliese Vittorio di Notarnicola, due importanti personalità della cultura del tempo, vicine all’attività di gallerista di Paglione. Inconsapevolmente e fortuitamente, nasce quel giorno un nuovo amore che accompagnerà gli sposi lungo tutta la loro vita insieme, mentre da quel momento in poi, doni di artisti, letterati, poeti, critici d’arte, amici di famiglia e acquisizioni personali arricchiscono di nuove e curiose sfaccettature una raccolta dagli sviluppi imprevedibili e dalle proporzioni incalcolabili. Sarà Lucio Fontana il primo a fare entrare l’arte nella collezione di Teresita con una sua opera, una splendida tartaruga in ceramica riflessata, rielaborazione plastica ed enigmatica dell’antica simbologia che collega l’immagine del misterioso animale a quella magmatica dell’origine dell’Universo. Oltre a Fontana, il Museo dell’Università di Chieti ospita altri noti artisti della collezione, fra cui Renato Guttuso, rappresentato con un pastello e una grafica, nonché Aligi Sassu, artista di famiglia, cognato dei coniugi Paglione, presente con un delicatissimo acquerello.
La mostra inoltre ripercorre le tappe cronologiche e iconografiche della creazione di questa insolita e intelligente raccolta di opere e oggetti: il visitatore infatti vi troverà dipinti, incisioni e sculture di altri artisti fra cui Marco Petrus, Giuseppe Modica, Bruno Caruso, Pietro Cascella, Robert Carroll e tanti altri che convivono armoniosamente con l’oggettistica più varia e stravagante collegata al soggetto della tartaruga: gioielli, giocattoli, ninnoli, tartarughe essiccate, e così via. Persino un bellissimo ritratto di Paolo VI in oro di Toledo. La tartaruga vi è indiscussa protagonista e la sua vasta simbologia risplende attraverso la bellezza che risiede in ogni singolo pezzo della collezione. Bellezza che riflette l’obiettivo ultimo e nobile della collezionista: diffondere capillarmente l’amore per le meraviglie della natura umana ed educare alla percezione dello splendore naturale che circonda e anima la nostra vita terrena. Il Museo Universitario di Chieti, con la sua vocazione scientifica, non può che condividere questa tesi e ha accolto dunque a braccia aperte l’arte nella sua collezione, mentre il gesto di Alfredo Paglione intende dare continuità all’entusiasmo di sua moglie Teresita, restituendole vita e immortalità grazie all’ideale e generosa trasformazione della tanto amata collezione in dono alla comunità del suo Abruzzo.