Anversa degli Abruzzi è stato uno dei più importanti centri di produzione di maiolica regionali. Già nota in passato per le sue produzioni di ceramiche del XIX e XX secolo, in seguito a recenti indagini archeologiche e ricerche d’archivio si è accertata la sua rilevante produzione di maiolica avvenuta tra il Rinascimento e i primi del XVII secolo
di Vincenzo de Pompeis
Le indagini sono state avviate partendo dalla pubblicazione di un documento d’archivio risalente al 1568, che attestava il pagamento di un maestro di Anversa, Bernardino de Gentili, per la fornitura di «quadroni di terra cotta depinti et invedriati» destinati alla villa del cardinale Ippolito d’Este a Tivoli. Sulla base di questa documentazione, nel 1999 sono stati effettuati alcuni saggi archeologici nella cittadina dell’aquilano che hanno accertato l’esistenza di una produzione di ceramica rinascimentale, diffusa e diversificata. La categoria di ceramiche più documentata nel corso delle ricerche è costituita dalle ingobbiate e invetriate dipinte, le cui più antiche produzioni mostrano similitudini sia dal punto di vista morfologico che decorativo con prodotti di area laziale; ne sono un esempio i numerosi frammenti di ciotola carenata, rinvenuti tra gli scarti di produzione del tardo Quattrocento e del primo Cinquecento, che sulla fascia esterna presentano il decoro ad onda o “a monticelli” alternati a “cespugli filiformi”, che trovano confronti con alcuni tipi di ciotole carenate romane. Oltre alla consistente produzione di ingobbiate e invetriate dipinte, è stata accertata la produzione di maiolica che si rivolgeva ad un mercato più ricco poiché realizzata con costi di produzione più alti. Nell’ambito della produzione di maiolica, è stata documentata una interessante tipologia cinquecentesca caratterizzata da peculiari decori policromi a rilievo, che presenta similitudini con maioliche rinascimentali del centro umbro di Deruta. Infatti in Abruzzo, nella prima metà del XVI secolo, si è avuta una diffusa circolazione di maioliche derutesi che sembrano aver esercitato una certa influenza su coeve produzioni sia di Anversa degli Abruzzi che di Castelli, come attestano forme o decori di queste maioliche abruzzesi, molto diffusi in ambito derutese. Le ricerche hanno inoltre accertato l’esistenza di una numerosa comunità di ceramisti attiva ad Anversa nel XVI secolo, alcuni dei quali si erano trasferiti a lavorare a Roma. Nella seconda metà del Cinquecento, i ceramisti anversani realizzano opere di notevole pregio, come i rivestimenti maiolicati dai caratteristici decori policromi a rilievo di alcuni ambienti di Villa d’Este a Tivoli e del cortile di Palazzo Giannozzi, sempre a Tivoli, nonché il rivestimento della facciata di Santa Maria della Grazie, a Collarmele, probabilmente commissionato a ceramisti anversani da esponenti della famiglia Piccolomini. In questa fase di splendore, le botteghe anversane si adeguano alla nuova moda che giunge da Faenza e affiancano le loro produzioni tradizionali a quelle di “bianchi” in stile compendiario, ispirate ai “bianchi” faentini. Forse avviano anche una limitata produzione compendiaria di maioliche “turchine”, diversamente dai vasai castellani che focalizzano la loro attenzione su questi prodotti e realizzano le più importanti “turchine” prodotte in Italia nel Cinquecento. La maiolica anversana torna a svilupparsi nella seconda metà dell’Ottocento, attraverso tipologie d’uso comune, soprattutto oggetti da mensa e da dispensa, rivolti ad un mercato dalle limitate disponibilità economiche, costituito da un ceto medio-basso. Le forme più comuni sono costituite da piatti, boccali, brocche, catini, zuppiere, fiasche e orci, su cui vengono realizzate decorazioni di gusto popolare. Tra i motivi centrali sono comuni i motivi floreali a mazzetto o a fiori sparsi, le scritte, le figure di animali. Tra gli ornati complementari sono molto comuni le decorazioni policrome a fasce, a onda, a festoni, i motivi floreali e le filettature eseguite a pennello, nonché le decorazioni a merletto eseguite con la spugnetta. L’ultima bottega per ceramica anversana chiude la sua attività negli anni ‘60 del XX secolo, interrompendo una tradizione locale che durava da almeno mezzo millennio.